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L'Immersione Subacquea - Apnea
- La Storia
È intorno al 2000 a.C., quando la prima luce della civiltà
cretese si espandeva nel mediterraneo, che nasce e prende corpo la leggenda
di Glauco, l'eccezionale pescatore di spugne che divideva la sua vita
respirando in superficie ed egualmente in prolungate apnee perchè
si nutriva di una particolare alga magica così da poter raggiungere
profondità da favola e addirittura conversare e giocare
con i pesci. Ma Glauco è anche forse il primo caso, citato
anche se solo in leggenda, di decesso per "sincope anossica".
Racconta infatti la favola che un giorno, al termine di un'eccezionale
immersione, il Dio del mare non volle restituirlo alla superficie
ma lo accolse alla sua corte, tra le sirene, e il corpo di Glauco
si cosparse di alghe.
La storia sia Greca che Romana è ben ricca di episodi che si
riallacciano a un'attività subacquea.
Ma al di là della mitologia e della leggenda la storia del
Mediterraneo è costellata di episodi che mettono in risalto
"il subacqueo". Così Erodoto ricorda che nel 480
a.C., in una notte buia, il pescatore Scyllias e sua figlia Cyana, nuotando
sott'acqua, tagliarono i cavi di ormeggio della flotta persiana provocando
alle navi di Serse una mezza catastrofe che ne vanificò i propositi.
Pinne e maschera sono gli indispensabili strumenti del sub di oggi,
la loro storia è più recente ma non per questo meno
affascinante e ci rende conto di come sia stato pressante il desiderio
dell'uomo di meglio conoscere, vedendolo, questo affascinante fondo
sottomarino e di come altrettanto la necessità di maggiormente
dominarlo abbia stimolato l'ingegno e le capacità inventive
di questo stesso uomo.
Già negli appunti di Leonardo da Vinci vi sono schizzi di tuffatori
a corpo libero che partono pinne alle mani e intorno al 1300, un
viaggiatore arabo, dopo una visita a una pescheria di perle sul golfo
persico, riporta che i tuffatori prima di immergersi si applicavano
al volto una specie di maschera di tartaruga lucidata e al naso un
fermaglio della stessa materia.
Fu nel 1920 che un francese di nome Decorlieu ideò un prototipo
di pinne che, con successive modifiche, furono messe in commercio
nel 1935 e da queste discendono senz'altro quelle moderne nelle loro
numerose varianti (corte, lunghe, galleggianti, monopinna etc.).
Tuttavia non crediamo che si debba attribuire a un nome preciso il
merito di aver intuito qualche cosa che aiutasse la spinta propulsiva
dell'uomo nell'acqua e soprattutto sott'acqua; a testimonianza di
tutto questo un viaggiatore americano, Owen Churcill, riporta che nel
1938 osservò a Tahiti alcuni pescatori che portavano ai piedi
rozze pinne che ne aumentavano notevolmente la velocità. Il
rilievo lo incuriosì e le sue successive informazioni gli permisero
di appurare che i primi a usarle erano stati, già da moltissimi
anni, gli abitanti delle isole Marchesi e che erano costruite di
fronde di palma e di foglie di pandano intrecciate fra di loro.
Siamo così arrivati ai giorni d'oggi, a questa ulteriore esperienza
che forse ci sembra nuova e che in realtà è antica quanto
è antica la curiosità dell'uomo, il suo innato bisogno
di scoprire e di dominare l'ambiente.
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